30 aprile 2009

I colori della menzogna

di Marta Vignola

 

Articolo tratto dal sito www.24Marzo.it


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Nel nostro diritto positivo, la terra è solo un bene immobile, che può essere oggetto di proprietà privata o pubblica. Nel pensiero e nelle società tradizionali, il suo status obbedisce ad altre concezioni, la terra non è solo sacralizzata, ma anche umanizzata e socializzata. Più in generale, i beni formano una categoria giuridica sui generis solo nelle società moderne, altrove, sono associati allo status giuridico dei gruppi che li producono, li scambiano o li consumano, e rispondono dunque a regole diverse. L’esistenza di legami che uniscono la terra al mondo invisibile e, nel mondo visibile, all’uomo e ai gruppi sociali, impedisce l’emergere, a noi familiare, del concetto di diritto reale, frutto della distinzione tra ius in re e ius ad personam: un diritto non può avere a oggetto direttamente una cosa, tanto più che la terra non può essere ridotta a una cosa. La classificazione della terra come immobile si accompagna dunque, nella nostra tradizione, a una netta preferenza attribuita all’individuo rispetto al gruppo, mentre nelle società tradizionali è già un’incongruenza definirla come immobile: lì la terra non è né mobile né immobile, ma gioca un ruolo diverso (Norbert Rouland, Antropologia giuridica, Giuffrè editore, Milano 1992, in particolare il capitolo: Status sociali e rapporti fondiari nelle società tradizionali e moderne).



 

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