22 giugno 2009

Il massacro di Bagua

paro97


“Alle sei del mattino del 5 giugno ci è arrivata la notizia che la polizia stava cercando di liberare la strada Fernando Belaunde, vicino Bagua. Ci hanno detto che c’erano già state delle vittime. Quando siamo arrivati, abbiamo visto i poliziotti sparare e lanciare gas lacrimogeni contro la folla. Gli indios venivano catturati e picchiati mentre erano a terra. Alcuni hanno cercato di scappare, ma la polizia gli ha sparato alla schiena”.


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A raccontare sono Marijke Deleu e Thomas Quirynen, due volontari di Catapa, un’organizzazione belga che si batte per i nativi di Perù, Bolivia e Guatemala. Sono stati i primi a rompere il muro di disinformazione costruito dal governo intorno al massacro avvenuto a Bagua. Finora l’unica voce sui decessi era quella delle fonti ufficiali: 34 morti, di cui 25 poliziotti e 9 civili. Gli indigeni e alcune ong avevano denunciato, invece, la morte di molte decine di persone, soprattutto nativi.


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Le dichiarazioni di Deleu e Quirynen sono supportate da una serie di fotografie, che l’ong Survival International ha raccolto in un dossier. Nelle immagini si vedono le cariche della polizia, i maltrattamenti e le gravi ferite riportate dagli indios. Si vedono anche dei poliziotti che bloccano un’ambulanza, tirano fuori i feriti, li buttano a terra e li picchiano ripetutamente.


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Survival International presenterà il dossier alla camera dei comuni britannica, e ha chiesto che venga aperta un’inchiesta indipendente per far luce su cosa sia realmente successo.


Nel frattempo, gli scontri di Bagua continuano a generare contraccolpi politici. Il 18 giugno il parlamento ha approvato la deroga dei decreti contestati dagli indios, mentre il governo di Lima continua a perdere pezzi: dopo le dimissioni del ministro dell’interno Mercedes Cabanillas, il 17 giugno il primo ministro Yehude Simon ha annunciato che quando la situazione si sarà calmata lascerà il suo incarico.


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