8 marzo 2011

Bolivia, no al rientro della Dea

Il presidente Evo Morales dice no al rientro dell'agenzia anti droga Usa in Bolivia e la accusa di fomentare l'opposizione politica al suo governo
evo morales postersNessun agente della Dea (Drug Enforcement Administration) tornerà in Bolivia. L'ha detto il presidente Evo Morales, sottolineando che il lavoro dell'agenzia statunitense è sempre stato solo quello di fomentare l'opposizione al suo governo. "La Dea è uno strumento che gli Stati Uniti usano per ricattare i Paesi che non rispettano capitalismo e imperialismo", ha riferito il presidente indigeno. "La lotta alla droga e al traffico internazionale di stupefacenti è guidata solo da interessi geopolitici" ha continuato Morales e confermando che per questo gli agenti Dea non saranno invitati a rientrare in Bolivia.
La polemica nasce dall'arresto di un generale boliviano, René Sanabria, ex capo della sezione anti narcotici dal 2007 al 2009, e ora funzionario di un servizio d'intelligence del ministero degli Interni, che grazie all'uso di veloci jet privati avrebbe trasportato cocaina (si parla di almeno 100 chilogrammi) prima a Panama per poi farla giungere in diverse nazioni del mondo, Spagna e Usa su tutte. "Se un poliziotto è corrotto, il problema è di quel poliziotto. Invece la Dea lo utilizza per colpire il governo".
In Bolivia si produce cocaina. Inutile negarlo, nasconderlo o far finta di non saperlo. Se ne produce tanta (potrebbe essere il terzo produttore al mondo secondo gli esperti) e pare di ottima qualità. Addirittura, alcuni studi sostengono che a causa della lotta intrapresa da alcuni anni dalla Dea e dalle forze di sicurezza colombiane sul loro territorio, la produzione boliviana sia aumentata di oltre il 100 per cento. E la situazione sembra simile nel vicino Perù, dove la produzione è sicuramente aumentata più del 30 per cento. Ma la polverina in questione difficilmente resta in questi due paesi. Le strade che prende sono quelle del mondo ricco, del nord, e finisce quasi sempre per diventare una riga sugli specchietti dei cocainomani statunitensi ed europei.
Tutto questo nonostante gli enormi sforzi dell'amministrazione boliviana che sotto la guida di Evo Morales si è distinta per la lotta alla polvere bianca. Con i suoi metodi, è vero. Diversi di certo da quelli della Dea. Meno prepotenti e puntando maggiormente sull'educazione, così da far capire ai contadini che la cocaina produce danni incalcolabili. E magari cercando di carpire informazioni indispensabili per scovare i laboratori clandestini.Non solo. Una volta per tutte il presidente Morales ha voluto far conoscere la mondo la foglia di coca, innocua e usata da millenni in Bolivia, che nulla a che fare con il traffico internazionale di stupefacenti, portandola nel palazzo delle Nazioni Unite durante una conferenza sulla droga nel 2009.
"Finché sarò presidente non permetterò a nessuno straniero con l'uniforme e armato di camminare in territorio boliviano pretendendo di esercitare la sua autorità" ha concluso Morales mettendo la parola fine alla questione.

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