di ENRICO CIANCARINI *
Il 17 luglio 1921 alla Compagnia del Porto un gruppo di portuali, operai
cementieri, ferrovieri ed altri rappresentanti della classe operaia
civitavechiese danno vita al Battaglione civitavecchiese degli Arditi del
Popolo. Pochi mesi dopo fonti della polizia politica attestano che gli arditi a
Civitavecchia sono oltre 600, attribuendo a quella sezione il primato nel Lazio
e in Italia.
A settembre 1921 la polizia opera per sciogliere il battaglione che
ufficialmente viene soppresso ma nei mesi successivi deve constatare che è
tutta una finzione: gli arditi del popolo civitavecchiesi lottano e si
oppongono con forza alle squadre fasciste che giungono da Roma e dalla Toscana
per conquistare al fascio la città portuale, roccaforte bolscevica nel Lazio.
Saranno mesi di duri scontri. Se ad agosto 1922 la vittoria arride agli
arditi, il mese dopo sono loro ad uscire sconfitti nello scontro con le Camice
nere che stringono d'assedio la città, costringono alle dimissioni la giunta
socialista e i portuali ad un accordo penalizzante sulla gestione del loro
lavoro nello scalo cittadino.
Ad ottobre gli arditi assaltano la sede del fascio di combattimento.
L'ultimo episodio di resistenza è del 28 ottobre 1922, in piena Marcia su Roma,
quando 90 di loro oppongono una breve resistenza alle migliaia di fascisti
toscani che hanno invaso Civitavecchia, pronti a marciare su Roma per ottenere
dal re la nomina di Mussolini a presidente del consiglio.
Per decenni l'oblio della memoria è caduto su questo primo movimento
antifascista, e solo gli studi del'ultimo scorcio di secolo hanno riportato la
luce su di essi grazie ad alcune pubblicazioni.
Civitavecchia ancora non ha onorato con una lapide o un monumento questi
suoi figli che si opposero alla violenza fascista. Sarebbe bello che la nuova
amministrazione comunale concretizzi la delibera comunale di dieci anni fa che
prevedeva un riconoscimento toponomastico in memoria degli arditi del popolo e
che si organizzi un convegno di studi su di essi e sugli anni che portarono
l'Italia al regime fascista, in cui la nostra città ebbe un ruolo da
protagonista sulla scena nazionale.
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