tratto da: http://laltrocalcio.blogspot.it/
Vallecas. C’è
un cuore operaio che batte nel cuore di Madrid. Nella zona a sud della
Capitale, quella che viene subito dopo quella dedicata ai musei, da sempre
lotta il quartiere opeario di Vallecas, che detiene contemporaneamente il
primato di quartiere con il reddito più basso nella capitale, affilitto da
droga e disoccupazione, ma dove da sempre esiste la dedizione al lavoro di
tanta gente che vive dignitosamente. L’anima operaia del quartiere si
identifica pienamente con la sua squadra di calcio, il Rayo Vallecano che con
la stessa umiltà sfida le grandi e milionarie del calcio spagnolo. Del resto il
Rayo non è più una novità nemmeno per il calcio iberico. Fondato nel 1924 in un
palazzo umile dove adesso c’è una carrozzeria, il Rayo Vallecano ottenne per la
prima volta la promozione nella Liga al termine della stagione del 1976/77. Il
Rayo giunse terzo alle spalle di Sporting Gijòn e Cadice, ma con due punti in
più rispetto a Real Jaen e Real Oviedo. Da allora, dopo anche una discesa in
terza divisione, il Rayo può contare di aver disputato ben 16 volte il massimo
campionato, con qualche risultato anche di prestigio come una partecipazione
alla Coppa UEFA nel 2000/01. Competizione in cui il Rayo arrivò fino ai quarti,
eliminato dai baschi dell’Alavès, dopo aver estromesso Constellaciò Esportiva,
Molde, Viborg, Lokomotiv Mosca e Bordeaux. Il miglior piazzamento nella Liga è
invece un 8° posto nel 2012/2013, mentre nel 1981/82 ha disputato le semifinali
in Copa del Rey. Del resto in tanti sono passati ad indossare la maglia della
squadra di Vallecas, anche gente importante come Fernando Morena, Hugo Sanchez
e Toni Polster, ma qui hanno giocato anche Diego Costa, Laurie Cunningham, Tamudo, Michel, Negredo, Viktor
Onopko ed il povero portiere nigeriano Wilfred Agbonavbare, scomparso
recentemente.
La
banda izquierda. Il Rayo Vallecano indossa una
caratteristica maglia bianca contrassegnata da una banda obliqua rossa. La banda izquierda, molto vicina a quella
del River Plate che era in tournèe in Europa intorno al 1949, cioè quando fu
adottata questa tenuta di gioco, anche se in molti dicono che l’ispirazione
l’abbia data l’Atletico Madrid, con cui esisteva un accordo che però durò soltanto
un anno senza particolari vantaggi. Poi sulla maglia c’è anche un’ape, in
quanto il Rayo è ritenuto nel suo campionato un’ammazzagrandi.
Bukaneros.
L’anima operaia del quartiere si riversa completamente anche sui gradoni del
piccolo Estadio Teresa Rivero, intitolato alla Presidente donna del club. Al
termine della Temporada del 1991/92 un gruppo di 7 ragazzi fonda la Brigada Franjrojas nel nome
dell’antifascismo e della lotta al razzismo. Dalla stagione successiva il nome
si trasforma in Bukaneros, denominazione
che prende spunto dalla battaglia navale che ogni anno viene celebrata nel
quartiere nella Fiesta del Carmen. Il numero dei seguaci Bukaneros aumenta sempre di più, soprattutto intorno alla stagione
del 1995/96, quando nella Liga il Rayo vinse anche 2-1 al Bernabeu contro il
Real. Nel 2000/2001 poi la tifoseria raysta
finalmente conosce anche il palcoscenico europeo in Coppa UEFA con trasferte
prestigiose. Su tutta quella di Bordeaux con ben 700 tifosi al seguito. Nel
1997 in occasione di una gara interna di campionato contro l’Osasuna di
Pamplona fu istituita la “Prima giornata contro il razzismo negli stadi”.
Un’iniziativa ovviamente carica di significati di un certo peso.
Antifa
e il calcio moderno.
La tifoseria raysta si riconosce per
il suo forte spirito antifascista, ma non mancano a sui carico le persecuzioni
della polizia spagnola. Il caso ultimo riguarda il sequestro di 400
semplicissime torce prima della gara di campionato contro il Levante. Torce non
pericolose e di uso comune, ma che avevano la colpa di appartenere ai Bukaneros, un gruppo sempre nell’occhio
del ciclone. Infatti, le coreografie dei Bukaneros
sono sempre contro il calcio moderno ed il razzismo. E questo forse disturba la
quiete pubblica del calcio spagnolo e della UEFA. L’operazione della polizia è
stata oltretutto condotta in cooperazione addirittura della TEDAX, un corpo
speciale dedito esclusivamente al disinnesco di esplosivi. Cioè un
dispiegamento di forze senza dubbio inadeguato per sequestrare delle semplici
torce.
Ad ogni modo, i Bukaneros
hanno lasciato vuoto il loro settore dopo il sequestro della polizia, ma ci ha
pensato l’attaccante Bueno ad onorare il loro prestigio rifilando una quaterna
la Levante nel 4-2 finale. Del resto la band Sk-P ha dedicato due canzoni alla squadra Como un Rayo e Rayo Vallecano.
Somos los
hinchas mas anarquistas,
los mas borrachos, los mas antifascistas.
Nuestro rayito revolucionario
TODOS LOS FACHAS ¡¡FUERA DE MI BARRIO!!
los mas borrachos, los mas antifascistas.
Nuestro rayito revolucionario
TODOS LOS FACHAS ¡¡FUERA DE MI BARRIO!!
Un suo sostenitore, il 16enne Carlos
Palomino, fu assassinato nel 2007 a colpi di coltello al termine di un presidio
antifascista da Josuè Estebanez de la Hija, militante di Democracia Nacional. Il Rayo ed i suoi tifosi ne tengono sempre
vivo il ricordo.
Nel novembre del 2014
fu abbastanza clamorosa la protesta dei Bukaneros contro il calcio moderno
nella gara interna contro il Deportivo La Coruna. Si segnalavano soprattutto le
misure restrittive per andare allo stadio e la coreografia da loro preparata fu
quella di paragonare lo stadio a Guantanamo, con tipico e logico riferimento
per i detenuti politici.
Quella del Rayo Vallecano e dei Bukaneros è una storia che continua
all’interno del panorama spagnolo in un connubio perfetto tra aficionados e
club. Il Rayo del resto per la Vallecas è qualcosa più di un’istituzione.
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