6 marzo 2015

Rayo Vallecano e il cuore operaio di Vallecas

di Vincenzo Paliotto

 
Vallecas. C’è un cuore operaio che batte nel cuore di Madrid. Nella zona a sud della Capitale, quella che viene subito dopo quella dedicata ai musei, da sempre lotta il quartiere opeario di Vallecas, che detiene contemporaneamente il primato di quartiere con il reddito più basso nella capitale, affilitto da droga e disoccupazione, ma dove da sempre esiste la dedizione al lavoro di tanta gente che vive dignitosamente. L’anima operaia del quartiere si identifica pienamente con la sua squadra di calcio, il Rayo Vallecano che con la stessa umiltà sfida le grandi e milionarie del calcio spagnolo. Del resto il Rayo non è più una novità nemmeno per il calcio iberico. Fondato nel 1924 in un palazzo umile dove adesso c’è una carrozzeria, il Rayo Vallecano ottenne per la prima volta la promozione nella Liga al termine della stagione del 1976/77. Il Rayo giunse terzo alle spalle di Sporting Gijòn e Cadice, ma con due punti in più rispetto a Real Jaen e Real Oviedo. Da allora, dopo anche una discesa in terza divisione, il Rayo può contare di aver disputato ben 16 volte il massimo campionato, con qualche risultato anche di prestigio come una partecipazione alla Coppa UEFA nel 2000/01. Competizione in cui il Rayo arrivò fino ai quarti, eliminato dai baschi dell’Alavès, dopo aver estromesso Constellaciò Esportiva, Molde, Viborg, Lokomotiv Mosca e Bordeaux. Il miglior piazzamento nella Liga è invece un 8° posto nel 2012/2013, mentre nel 1981/82 ha disputato le semifinali in Copa del Rey. Del resto in tanti sono passati ad indossare la maglia della squadra di Vallecas, anche gente importante come Fernando Morena, Hugo Sanchez e Toni Polster, ma qui hanno giocato anche Diego Costa, Laurie  Cunningham, Tamudo, Michel, Negredo, Viktor Onopko ed il povero portiere nigeriano Wilfred Agbonavbare, scomparso recentemente.

La banda izquierda. Il Rayo Vallecano indossa una caratteristica maglia bianca contrassegnata da una banda obliqua rossa. La banda izquierda, molto vicina a quella del River Plate che era in tournèe in Europa intorno al 1949, cioè quando fu adottata questa tenuta di gioco, anche se in molti dicono che l’ispirazione l’abbia data l’Atletico Madrid, con cui esisteva un accordo che però durò soltanto un anno senza particolari vantaggi. Poi sulla maglia c’è anche un’ape, in quanto il Rayo è ritenuto nel suo campionato un’ammazzagrandi.
Bukaneros. L’anima operaia del quartiere si riversa completamente anche sui gradoni del piccolo Estadio Teresa Rivero, intitolato alla Presidente donna del club. Al termine della Temporada del 1991/92 un gruppo di 7 ragazzi fonda la Brigada Franjrojas nel nome dell’antifascismo e della lotta al razzismo. Dalla stagione successiva il nome si trasforma in Bukaneros, denominazione che prende spunto dalla battaglia navale che ogni anno viene celebrata nel quartiere nella Fiesta del Carmen. Il numero dei seguaci Bukaneros aumenta sempre di più, soprattutto intorno alla stagione del 1995/96, quando nella Liga il Rayo vinse anche 2-1 al Bernabeu contro il Real. Nel 2000/2001 poi la tifoseria raysta finalmente conosce anche il palcoscenico europeo in Coppa UEFA con trasferte prestigiose. Su tutta quella di Bordeaux con ben 700 tifosi al seguito. Nel 1997 in occasione di una gara interna di campionato contro l’Osasuna di Pamplona fu istituita la “Prima giornata contro il razzismo negli stadi”. Un’iniziativa ovviamente carica di significati di un certo peso.
Antifa e il calcio moderno. La tifoseria raysta si riconosce per il suo forte spirito antifascista, ma non mancano a sui carico le persecuzioni della polizia spagnola. Il caso ultimo riguarda il sequestro di 400 semplicissime torce prima della gara di campionato contro il Levante. Torce non pericolose e di uso comune, ma che avevano la colpa di appartenere ai Bukaneros, un gruppo sempre nell’occhio del ciclone. Infatti, le coreografie dei Bukaneros sono sempre contro il calcio moderno ed il razzismo. E questo forse disturba la quiete pubblica del calcio spagnolo e della UEFA. L’operazione della polizia è stata oltretutto condotta in cooperazione addirittura della TEDAX, un corpo speciale dedito esclusivamente al disinnesco di esplosivi. Cioè un dispiegamento di forze senza dubbio inadeguato per sequestrare delle semplici torce.
 
Ad ogni modo, i Bukaneros hanno lasciato vuoto il loro settore dopo il sequestro della polizia, ma ci ha pensato l’attaccante Bueno ad onorare il loro prestigio rifilando una quaterna la Levante nel 4-2 finale.  Del resto la band Sk-P ha dedicato due canzoni alla squadra Como un Rayo e Rayo Vallecano.
Somos los hinchas mas anarquistas,
los mas borrachos, los mas antifascistas.
Nuestro rayito revolucionario
TODOS LOS FACHAS ¡¡FUERA DE MI BARRIO!!
Un suo sostenitore, il 16enne Carlos Palomino, fu assassinato nel 2007 a colpi di coltello al termine di un presidio antifascista da Josuè Estebanez de la Hija, militante di Democracia Nacional. Il Rayo ed i suoi tifosi ne tengono sempre vivo il ricordo.
Nel novembre del 2014 fu abbastanza clamorosa la protesta dei Bukaneros contro il calcio moderno nella gara interna contro il Deportivo La Coruna. Si segnalavano soprattutto le misure restrittive per andare allo stadio e la coreografia da loro preparata fu quella di paragonare lo stadio a Guantanamo, con tipico e logico riferimento per i detenuti politici.
Quella del Rayo Vallecano e dei Bukaneros è una storia che continua all’interno del panorama spagnolo in un connubio perfetto tra aficionados e club. Il Rayo del resto per la Vallecas è qualcosa più di un’istituzione.

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