22 gennaio 2009

L'Italia di De André

L'Italia di De André


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La stampa anglosassone commenta le celebrazioni per i dieci anni della morte del cantautore genovese Fabrizio De André.


Secondo il settimanale The Observer, "chi identifica l'Italia con gli show di Silvio Berlusconi, la lotta alla criminalità organizzata o la passione nazionale per la moda o per il calcio, ha subìto uno shock. Una serie di spettacoli e concerti in onore del cantante ha avuto un'appassionata risposta di pubblico, culminata con il successo di un tributo di tre ore su Rai Tre".


"Il programma ha avuto almeno otto milioni di spettatori", continua l'Observer. Trecento stazioni radio si sono collegate con la trasmissione e hanno proposto tutte contemporaneamente la canzone Amore che vieni, amore che vai".

"Non è difficile capire perché De André ispiri un tale affetto", commenta Tobias Jones sul Financial Times. "Anche chi non capisce le parole si emoziona enormemente. De André ha composto canzoni folk moderne che sono allo stesso tempo asciutte e profonde, sempre accompagnate dalla sua inconfondibile voce: languida e grave, dolce e malinconica. Chi invece comprende i testi realizza di essere davanti a un genio che racconta storie più con grazia che con sentimentalismo, solitamente di emarginati: prostitute, drogati, criminali, soldati e suicidi".

"La sua fama postuma ha un che di ironico", prosegue Jones. "Fabrizio De André rifiutava le apparizioni televisive, concedeva poche interviste e non amava farsi fotografare". Eppure, nonostante la natura schiva è sempre stato molto amato. "Forse uno dei motivi è la sua spiritualità", spiega il Financial Times. "Ha cantato la condizione umana e rappresentato costantemente l'amore e la morte senza far ricorso a stereotipi. Nonostante fosse un agnostico, ammirava la figura di Gesù e ha scritto canzoni che sembrano parabole".

"Dieci anni dopo la sua morte si è trasformato in qualcosa di molto raro: una figura che si rivolge a tutta la società italiana, dagli anarchici di sinistra alla destra cattolica. L'unico mistero è perché non sia famoso anche fuori dall'Italia", conclude Tobias Jones.


Articolo tratto dal settimanale "INTERNAZIONALE"



 


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