7 luglio 2009

Per i morti di Reggio Emilia

1960-Reggio Emilia

Lauro Farioli (1938),

operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino.


Ovidio Franchi (1941),

operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti.


Marino Serri (1919),

pastore di 41 anni, partigiano della 76a, primo di sei fratelli.


Afro Tondelli (1924),

operaio di 36 anni, partigiano della 76a SAP, è il quinto di otto fratelli.


Emilio Reverberi (1921),

operaio di 39 anni, partigiano nella 144a Brigata Garibaldi era commissario politico nel distaccamento "G. Amendola".


1960_reggio emilia luglio

 

Il 7 luglio 1960, nel corso di una manifestazione sindacale, cinque operai reggiani, tutti iscritti al PCI, sono uccisi dalle forze dell'ordine. I loro nomi, immortalati dalla celebre canzone di Fausto Amodei "Per i morti di Reggio Emilia": Lauro Ferioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli. I morti di Reggio Emilia sono l'apice - non la conclusione - di due settimane di scontri con la polizia, alla quale il capo del governo Tambroni ha dato libertà di aprire il fuoco in "situazioni di emergenza": alla fine si conteranno undici morti e centinaia di feriti.

officine reggiane

Questi morti costringeranno alle dimissioni il governo Tambroni, monocolore democristiano con il determinante appoggio esterno dei fascisti del M.S.I. e dei monarchici, e apriranno la strada ai futuri governi di centro-sinistra. Ma soprattutto, contrassegneranno in modo repentino un radicale mutamento di clima politico nel paese: l'avvento della generazione dei "ragazzi con le magliette a righe". Sino a quel momento i giovani erano considerati come spoliticizzati, distanti dalla generazione dei partigiani e orientati al mito delle "tre M" (macchina, moglie, mestiere): la giovane età di tre delle cinque vittime testimonia invece la presa di coscienza, in forme ancor più radicali della generazione che aveva resistito negli anni Cinquanta, di un nuovo proletariato giovanile.

Nessun commento:

Posta un commento