17 gennaio 2012

ANTICHE TRADIZIONI - I RICCI DI MARE

A Civitavecchia è ancora viva
un'antica tradizione legata al mare.



Nelle belle giornate di febbraio o di marzo, sulla bassa costiera rocciosa che va da Capolinaro alla Punta di S.Agostino, cioè sulla riva degli antichi Etruschi, è possibile vedere folti gruppi di amici od intere famiglie patriarcali, intenti, con rumorosa allegria, a mangiare enormi mucchi di ricci di mare. Questa tradizione, che in origine costituiva un' indispensabile integrazione alla normale dieta alimentare, è diventata nel tempo una festa per salutare l’incipiente primavera. A questo proposito i vecchi civitavecchiesi dicono ancora che è alla data del 21 febbraio che entra la primavera a mare.

Per organizzare bene una "ricciata" è indispensabile osservare delle regole ferree, come in un antico rito sacro...

Per prima cosa deve aver fatto una mareggiata, poi deve tirare un leggero vento di tramontana, che bonaccia il mare sottocosta in modo da poter vedere i ricci adagiati su un fondale massimo di un metro e mezzo d’acqua. Per questa raccolta sono più indicate le prime ore del mattino perché tra le otto e le nove la tramontana tende a rafforzarsi increspando la superficie del mare. Ma questa riduzione di visibilità non impensierisce il ricciarolo esperto che getta una piccola quantità di olio di oliva in mare per ricreare le condizioni ottimali. Un tempo la raccolta veniva fatta da bordo di una barca che pescava poco, tramite delle lunghe canne palustri che avevano l’estremità più grossa spaccata, per un breve tratto, a croce o in tre parti e con un tappo di sughero ben legato per mantenere aperto lo spacco, che serviva per far incastrare un riccio alla volta.

Quali sono i ricci che bisogna prendere? Escludendo subito le "streghe" dalle punte biancastre i ricci migliori sono quelli che avendo mangiato durante la precedente mareggiata si trovano ora "belli pieni e satolli”  acquattati sul fondo roccioso, evitando di prendere quelli dritti sulle spine. Tuttavia per avere una varietà di ricci e bene "mischiare" quelli che si trovano sulla roccia, sul bambacino, e sulle alghe. Sino a quaranta - cinquanta anni fa esisteva la figura del venditore di ricci; i "ricciaroli" avevano dei posti fissi di vendita al Pirgo, al Viale Garibaldi, alla Marina, al Porto, all’angolo della Nona, a Porta Corneto. Secondo la regola, prima dei ricci, non bisogna mangiare niente, solamente un brodino e consentito, secondo le tradizioni familiari, prima o dopo la ricciata per "aggiustare lo stomico". Portate "le canestre" piene di ricci sulla spiaggia, in un posto a ridosso della tramontana, ci si dispone a cerchio intorno al mucchio "comodamente" seduti sugli scogli e con i "cortelli" e piu recentemente con le forbici, si aprono i ricci alla ricerca di quello "rosso e pieno".

La polpa del gustoso frutto di mare si preleva con dei pezzetti di panino, la pagnotta di grano duro non è indicata per questa pietanza dal profumo e dal sapore originale, allo stesso momento forte e delicato. Ogni volta prima di iniziare il pasto, i convenuti, si augurano il buon appetito e, scherzosamente, si rammentano a vicenda di fare attenzione perche i ricci sono alcolici e ubriacano. La verità e un’altra. La regola prevede infatti che ad ogni riccio bisogna bere un buon sorso di vino, bianco o rosso secondo i gusti. La "ricciata" inizia in genere verso mezzogiorno e si protrae per tutto il tiepido pomeriggio primaverile sino a "calata" di sole, tra frizzi e lazzi, allegre risate e armoniosi accordi di chitarra e mandolino.

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