2 marzo 2009

Da "discriminato" a "discriminante"

Piri Weepu 2


I vertici neri del rugby sudafricano discriminano i maori neozelandesi accusandoli a loro volta di discriminare i neozelandesi bianchi? Echi impazziti dei cupi anni dell’apartheid rimbalzano dal Sud Africa dove sale rischio di una clamorosa cancellazione, per motivi razziali, del match fra gli Springboks e i New Zealand Maori: una sfida prevista per giugno nel gigantesco stadio da 94mila posti di South West Town (Soweto, insomma, alle porte di Joahnnesburg) che ospiterà i mondiali di calcio 2010, il che rende ancora più stonata questa storia di rugby.
Gran bella partita, quella annunciata: da una parte la nazionale Springboks campione del mondo, in attesa della superpotenza britannica, i Lions, dall’altra la squadra dei Maori neozelandesi. Ebbene, adesso la federazione sudafricana dice che non si può più: il Consiglio della Saru ha infatti vietato agli Springboks di giocare contro una squadra basata su criteri razziali. Da non credere: i New Zealand Maori non sono mica una squadra che discrimina i bianchi neozelandesi, come ha spiegato in una prima lettera inviata all’Union sudafricana la stupefatta federazione neozelandese che punta a confermare il match. Questo divieto trascura infatti le trisecolari vicende della selezione di nativi neozelandesi che dal 1888 offre grande rugby con vittorie anche su Inghilterra, Scozia, Argentina e gli stessi Lions. Coloni e soldati dell’Impero Britannico non andarono tanto per il sottile con i maori, primi abitanti della Terra della Lunga nuvola bianca, ma su una cosa si trovarono subito d’accordo: il rugby. Il piacere dello scontro fisico, innanzitutto, su cui è cresciuta la leggenda degli All Blacks. Le prime invincibili selezioni neozelandesi in tournée in Europa erano costituite in gran parte da maori e tutt’ora non si possono nemmeno immaginare gli All Blacks senza la componente maori. E fin dal 1910 ai ”nativi” neozelandesi è piaciuto assemblare ufficialmente anche una squadra composta solo da giocatori che hanno almeno un sedicesimo di sangue maori (basta un trisnonno). Un modo anche per conservare tradizioni e riti tribali, ma senza gelosie dai bianchi, tanto che la danza maori Haka fu subito adottata anche dagli All Blacks. Ed ecco l’assurdo attuale: durante l’apartheid i sudafricani non concedevano il visto d’ingresso ai maori e così gli All Blacks in versione ”tutti bianchi” non riuscivano a vincere a casa degli Springboks. Poi però nel 1992 i vincoli dell’apartheid sono caduti e già tre anni dopo la nazione arcobaleno di Mandela ha festeggiato con gli Springboks la vittoria della Coppa del Mondo. Da torre d’avorio dei bianchi anche il rugby è poi via via passato a una gestione a maggioranza nera e coloured che ora però viene duramente criticata per questa rigida applicazione del divieto per le selezioni nazionali di affrontare squadre allestite su base razziale. Certo, ci mancherebbe, ma che c’entrano i New Zealand Maori con tale principio? Ma come, durante l’apartheid questi guerrieri tatuati non potevano affrontare gli Springboks in Sud Africa e adesso che l’apartheid non c’è più accade lo stesso?Piri Weepu 1



Prendete il mediano di mischia degli All Blacks, Piri Weepu: se sbarca in Sud Africa con la maglia appunto degli All Blacks può giocare, ma se mette quella dei New Zealand Maori deve restare a casa.

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