4 maggio 2011

Spagna: apartheid politico per due liste basche


La sindrome del 'tutto è Eta' e gli interessi politici ed economici che hanno portato all'esclusione di due liste basche, Sortu e Bildu
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Il Tribunale supremo spagnolo ha deciso: la coalizione basca indipendentista Bildu non potrà partecipare alle elezioni amministrative di questo mese in Spagna. Il no, deciso a maggioranza, ma non all'unanimità, segue il divieto per un'altra lista, tutta nuova, Sortu, il nuovo partito della sinistra basca. Entrambe le forze politiche avevano fatto dichiarazioni pubbliche e ufficiali sul rifiuto della violenza politica, per un percorso politico che condanna la lotta armata. Non è bastato. Se non sarà accolto il ricorso presentato da Bildu al Costituzionale, decine di migliaia di elettori baschi non avranno la possibilità di esprimere la propria opzione politica.


sortuIn una democrazia rappresentativa il voto, la delega, rappresenta la maniera più forte per chi, elettore, vuole scegliere i propri amministratori. Per chi ha scelto chi lo rappresenta in base a un'idea o un'ideologia che corrisponda ai desideri e ai percorsi prescelti a livello individuale. A voto espresso, la maggioranza governa, la minoranza viene rispettata. Dal 2002 a oggi il meccanismo politico-giudiziario che ha portato all'annullamento di liste, al divieto di sigle e a teoremi in cui si parla addirittura di 'candidati che contaminano alcune liste' - contemporanea forma di apartheid - ha escluso dal voto democratico decine di migliaia di persone che avevano diritto a scegliere la propria rappresentanza politica. La risposta degli interessati è stata variegata: schede elettorali prestampate, appello al voto nullo per poi contare nelle urne la presenza degli assenti per legge. Liste civiche che sono in parte riuscite a punteggiare i banchi dei consigli comunali nei territori baschi. E che, in alcuni casi, sono state cancellate a posteriori, con una retroattività sconosciuta al diritto. Sempre in base al teorema: tutto è Eta. Estremizzando il contorno della vicenda, si può affermare che tutto ciò che ha avuto una relazione con il nazionalismo di sinistra, con Batasuna o con quel mondo politico del Movimento nazionale di liberazione basco, non doveva, e non deve per Madrid, essere un'opzione politica possibile. BilduListe pericolose; perché soprattutto a livello locale la sinistra indipendentista è capace di farsi apprezzare per politiche partecipative, per la lotta contro la speculazione edilizia, per programmi sviluppati di welfare, per una attenzione ai temi della distribuzione delle risorse che non piace alla compagine di professionisti della spartizione politica dei fondi dentro il Partido nacionalista vasco (Pnv) e alle dirette emanazioni dei partiti spagnoli in terra basca: i socialisti e i popolari. Ecco perchévoler leggere le candidature di Sortu e di Bildu solo in relazione al fatto che siano più o meno vicine, strategiche o solo anche sfiorate dagli occhi di Eta è una clamorosa farsa. Il governo centrale non cautela lo Stato, ma una strategia partitica di bottega che conta su un dato: evitare che la svolta copernicana che è avvenuta nei Paesi baschi - in cui la politica ha preso il sopravvento come unico strumento di lotta - possa incassare un prevedibile successo elettorale, riconsegnando di fatto i territori baschi a forze indipendentiste, con decine di municipalità capaci di stimolare una visione alternativa della politica, e, di conseguenza, perdere potere. Politico ed economico. Lobbistico. Di più: l'operazione di continui divieti e annullamenti di liste elettorali, con tutta evidenza, è legata ai piani di chi vuole cancellare l'energia e la stessa presenza della sinistra basca per i prossimi quattro anni. È la chiave dell'accordo fra socialisti e popolari, gli stessi che a Madrid sottoscrissero l'infausta e liberticida legge dei partiti, gli stessi che governano in un patto innaturale le provincie basche. E forse anche del Pnv, che, se non ha firmato il patto, comunque lo tollera. Il tema della coerenza è proprio del diritto.
Le opzioni politiche si combattono nelle urne.
Non eliminandole dalle liste elettorali. 


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