14 settembre 2011

One World One People!


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Sono passati ormai tre anni da quel maledetto 14 settembre 2008, quando nella nostra città, a Milano, un ragazzo di 19 anni fu inseguito e ucciso a sprangate accusato di aver rubato un pacchetto di biscotti. "Abba" Abdoul Guibre era originario del Burkina Faso: uno dei moltissimi giovani che compongono quella soggettività nuova e meticcia che scorre nelle vene della nostra metropoli e ne costituisce la ricchezza più grande. La verità fu subito chiara agli occhi di tutti: Abba è stato ammazzato vigliaccamente, per il colore della sua pelle.

E' passato molto tempo, eppure il ricordo di ciò che successe quella notte è ancora fresco nella memoria delle persone di ogni età e di ogni paese che, mosse dall'indignazione, a migliaia scesero in piazza nelle vie della città gridando la vergogna di un'ennesimo episodio di violenza razzista, mostro prodotto dalle politiche securitarie di paura e discriminazioni. Non dimenticare Abba, a tre anni di distanza, rimane necessario perchè non accada ancora, ma soprattutto per costruire un futuro migliore, dal basso.Sono anni che in Italia ci troviamo di fronte all'escalation autoritaria e liberticida di un governo razzista che in tempi di crisi agita la retorica populista e xenofoba, inventando nemici comuni su cui scaricare la mancanza di diritti e la mancanza di risorse. Alimentano il rancore e il risentimento contro ogni differenza come strumento di controllo sociale su tutti coloro che sono schiacciati della crisi economica, ogni giorno di più. Ci chiedono di fare sacrifici e tirare la cinghia, mentre alle nostre spalle si spartiscono ricchezze e privilegi, mangiandosi ogni briciola di quello che ci spetta in nome dei loro interessi. Sotto la morsa della crisi e sotto la bandiera della falsa sicurezza viene fomentata una guerra fratricida tra poveri, per nascondere la volontà di non offrire alcun tipo di risposta sociale. 

Mentre provano a farci accettare la menzogna di questo ciarpame nostalgico di odio e intolleranza come unica risposta possibile alla crisi, in molti paesimilioni di persone hanno conquistato le piazze e le strade, indignate e ribelli, dimostrando che un'alternativa possibile c'è ed è quella di ribellarsi, di non cadere nella barbarie dello scontro. Da una sponda all'altra del Mediterraneo, da Londra a Tunisi, da Atene a El Cairo e Madrid le proteste moltitudinarie e determinate stanno mettendo in crisi i governi e persino scalzando dittatori e faraoni con un messaggio chiaro e forte: un altro futuro è possibile e va costruito dal basso attraverso le lotte e soprattutto la solidarietà. Un immaginario comune che avvicina lotte geograficamente cosi lontane di una generazione senza futuro, sfruttata e schiacciata da crisi economica, corruzione e autoritarismi: rivolte intelligenti che parlano un linguaggio nuovo e sanno coordinarsi, riprodursi e moltiplicarsi attraverso social-network e nuovi mezzi di comunicazione sfidando oltre ogni possibilità le frontiere. Si ridisegna un nuovo spazio di cooperazione e rivolta per la dignità e la libertà, che va ben oltre i confini e i muri imposti dalla Fortezza Europa e, a partire dalle strade e dalle piazze delle metropoli meticce, si pone in netto contrasto alle politiche di esclusione e divisione.In tempi in cui non solo la storia ma anche il valore della parola vengono continuamente revisionate è certamente importante ricordare, ma sopratutto è urgente agire. Le nostre città non possono essere quelle della paura, dell'odio che uccide come ha fatto con Abba.


Siamo noi il presente e il futuro in quanto protagonisti di nuove pratiche di libertà, cittadinanza e ribellione e quindi di riappropriazione della sicurezza quando essa torna a rappresentare i diritti sicuri e per tutti.

Non dimenticare Abba significa oggi più che mai non arrendersi all'ignoranza e all'odio ma essere in grado di individuare i veri responsabili della crisi in chi si mangia tutti i nostri soldi in cambio della nostra sofferenza e chi si costruisce i propri privilegi a scapito dei nostri diritti. Gli stessi che alimentano giorno dopo giorno la paura e l'intolleranza verso un nemico comune, capro espiatorio dei nostri mali, attraverso le menzogne del "ci rubano la casa" e "ci tolgono il lavoro". La crisi economica moltiplica ogni giorno di più le offese alla dignità: è anche crisi di libertà e diritti e non si può cedere alla barbarie dello scontro di civiltà e della guerra tra poveri. Battersi ogni giorno contro razzismo e razzisti, costruire solidarietà, lotte e cooperazione dal basso significa essere consapevoli che un altro futuro è possibile a partire da noi.

Per questo, anche quest'anno, invitiamo tutte e tutti, singoli, centri sociali, collettivi, associazioni a non dimenticare Abba, a partecipare alle iniziative e portare il proprio contributo, perchè chi non ha memoria non ha futuro.

Con Abba nel cuore, razzismo stop!

http://www.cantiere.org/art-03377/one-world-one-people-comunicato.html

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