4 aprile 2013

Prigionieri di coscienza a Cuba: due, novanta o nessuno?


 
 
La linea di lavoro di Amnesty International su Cuba è criticata da coloro che credono che non é rigoroso l'impiego, come fonte di informazioni, di persone e gruppi sull'isola che sono, a loro volta, sostenuti e finanziati dal governo degli Stati Uniti ( 1). In ogni caso, se prendessimo come obiettive ed imparziali le relazioni di Amnesty International, possiamo concludere che il numero di prigionieri di coscienza a Cuba è, ad oggi, esattamente di due (2).

Questa cifra contraddice quella fornita da una delle fonti informative per eccellenza di Amnesty International e di altre organizzazioni: la cosiddetta Commissione Cubana per i Diritti Umani e la Riconciliazione Nazionale (CCDHRN), guidata dal "dissidente" Elizardo Sanchez Santa Cruz. Questo gruppo, che è finanziato da Washington - come si legge in un cablo del 2008 rivelato da Wikileaks (3) - e le cui relazioni hanno una enorme copertura mediatica internazionale, dice che a Cuba ci sono 90 prigionieri politici (4).

René Vázquez Díaz, scrittore cubano emigrato in Svezia, che è stato responsabile del progetto per Cuba Centro Internazionale Olaf Palme di Stoccolma, ha recentemente denunciato - in questo caso, senza riflesso alcuno nei grandi media - che tra queste 90 persone ci sono tutti i tipi di terroristi ed assassini (5). E ricordava che, già anni fa, il Centro Palme alla fine respinse le relazioni di Elizardo Sanchez e la sua Commissione Cubana per i Diritti Umani, per questo motivo e per le sue molte trappole e menzogne.

Ricordiamo che, nel 2011, la Televisione cubana dimostrava che nella lista dei presunti "prigionieri politici" di quell'anno, Elizardo Sanchez aveva incluso una serie di nomi di fantasia, come alcuni dei membri della squadra di pallavolo del Perù, un calciatore boliviano, e anche un pittore spagnolo del XVIII secolo (6).

Ma la cosa più grave, secondo René Vázquez, non sono queste invenzioni, ma l'inserimento - in tale elenco di presunti "perseguitati politici" - di persone come Elias Perez Bocourt e Erik Salmeron, che nel 1994 hanno assassinato quattro persone per aver rubato uno yacht che li portasse a Miami. Oppure i cinque ex militari che, nel 2007, uccisero due ostaggi cubani nel loro tentativo di sequestrare un aereo per andare a Miami.

Nella lista appaiono anche nomi come quello di Real Suarez che, nel 1994, in un commando proveniente da Miami, assassinò un pescatore cubano e tentò di uccidere molti altri. Oppure Maximo Pradera, Hihosvanni Suris de la Torre e Santiago Padron, membri di un altro commando armato che, sempre proveniente dagli Stati Uniti, nel 2001, ha cercato di effettuare un massacro nel famoso Cabaret Tropicana.

Lo scrittore cubano René Vázquez, un ex dipendente del Centro Internazionale Olof Palme, ha ricordato in un recente articolo - che nessun grande giornale ha voluto pubblicare - il triste caso di Carl Johan Groth, ultimo Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani a Cuba, che è stato sistematicamente ingannato dalle relazioni di Elizardo Sanchez, rapporti pieni di nomi falsi ed esagerazioni e invenzioni di tutti i tipi.

Curiosamente, chi falsifica i nomi ed include assassini tra i presunti prigionieri politici rimane ad oggi una delle principali fonti di informazione su Cuba per i governi, mass media e organizzazioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch. E perlomeno - sembra evidente - il maggior o minor rigore delle denunce contro il Governo cubano. L' importante è continuare ad alimentare il protagonismo di coloro che, senza alcun sostegno sociale, mettono in scena, per la stampa internazionale, un clima di tensione sociale e politica nell'isola che, semplicemente non esiste.






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