3 giugno 2013

U.S. SPARTAK LECCE


Tratto da: http://trappoladelfuorigioco.it/

Pensare al calcio come strumento di integrazione sociale e culturale può risultare forzato, sopratutto se si pensa alla connotazione prettamente commerciale che assume nella società in cui viviamo. Eppure esiste una realtà sul territorio Salentino che ha riportato l’universo pallonaro in una dimensione più umana, agli antipodi dalle logiche di profitto fino a farlo diventare strumento attivo di integrazione sociale per ragazzi provenienti da tutto il mondo. Sto parlando dello Spartak Lecce,società regolarmente iscritta al campionato di terza categoria, allenata a titolo gratuito da A. Orlando, mister con esperienza anche nelle formazioni giovanili dell’US Lecce.

Questa squadra rappresenta un’ideale sintesi del torneo ‘calcio senza confini’, con chiara matrice anti-razzista. Lo Spartak è nato, infatti, tenendo come punto riferimento il concetto che ogni squadra partecipante alla quarta edizione del campionato doveva contribuire alla causa fornendo i due migliori calciatori. Il progetto ha preso forma strizzando un occhio a modelli di azionariato popolare già ben avviati in alcune zone d’Europa, ed in particolare del St. Pauli, squadra della periferia popolare e punk di Amburgo arrivata fino alla Bundesliga. Con un sistema di finanziamento cedolare, ogni sostenitore è anche presidente dello Spartak, e questo permette di ottenere una struttura gerarchica piramidale accettata e condivisa dai soci-tifosi, che ne determinano le sorti democraticamente.

 
Iconografia e nomenclatura scelta per caratterizzare lo Spartak sarebbero elementi sufficienti a chiarire intenti e obiettivi della squadra. Prestando fede al nome dello schiavo trace ribellatosi all’impero romano, la squadra leccese, infatti, sembra ribellarsi al modello calcistico attuale con una spinta che proviene dal basso. Questa figura retorica avrà sicuramente ispirato l’associazione culturale Bfake (ideatrice anche del progetto del torneo ‘calcio senza confini’ menzionati in precedenza) a scegliere il nome alla squadra, a cui è accompagnato l’elmo dello schiavo scelto come logo.

Integrazione e multiculturalità sono ribaditi dalla fascia del capitano sui cui è riportato il logo della rete ‘Antifaschistische Aktion’ che raffigura una bandiera rossa che ne indica la matrice socialista e una nera simbolo dello spirito anarchico dell’associazione nata nell’Europa settentrionale ed ormai simbolo in tutta Europa della lotta al razzismo, sessismo e classismo fascista.

Oltre all’elmo barbarico, come lo era quello indossato dallo schiavo Spartaco, lo stemma raffigura un pallone di cuoio, simbolo di un calcio lontano da quello a cui siamo abituati; la catena spezzata, che circonda la sfera, rappresenta un ulteriore simbolo di discontinuità con il presente. Ma è sugli spalti che avviene la vera anomalia. In piedi ad assistere alla partita ci sono decine di tifosi che espongono striscioni, accendono fumogeni e sostengono la squadra come se leggi restrittive e violenza fossero concetti astratti.

Dal punto di vista sportivo, la squadra dall’inizio del campionato ha ottenuto buoni risultati: un pareggio e due vittorie in quattro partite. Il loro obiettivo dichiarato è arrivare alla serie C, e vincere il campionato di terza categoria rimanendo fedeli ai propri ideali sembra un ottimo primo passo.

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