27 febbraio 2015

COOPERATIVA MANGUSTA


Cooperativa Mangusta (ITA) - Crowdfunding Trailer from Cooperativa Mangusta on Vimeo.

Una storia di sport. Una storia popolare. Una storia di riscatto.
 
C'è un uomo di 27 anni che pesa quasi 100 chili, è sdraiato sul divano e guarda la boxe in tv. Dieci anni dopo quell'uomo è sul ring dell'MGM Grand Arena di Las Vegas per la semifinale mondiale della categoria superwelter. Come è stato possibile?

Cooperativa Mangusta è la storia del pugile livornese Lenny “Mangusta” Bottai. Un atleta che dopo sette anni di inattività e con 30 chili da perdere torna alla boxe per ricostruirsi una carriera. In dieci anni, dal dilettantismo, arriva fino al ring più prestigioso del mondo, l’MGM Grand Arena di Las Vegas.
Questa, però, non è la storia di un uomo solo. Per la mangusta livornese la boxe è uno sport di squadra. Intorno a Lenny c'è una comunità, c'è la sua gente, quella gente che lui chiama “la cooperativa”, donne e uomini che lo circondano e lo aiutano, ognuno come può, condividendo un'idea alternativa di sport e di mondo basata non sul profitto ma sui valori di giustizia, uguaglianza e appartenenza.

Cooperativa Mangusta è una storia di sport, una storia popolare, una storia di riscatto.
 
LA STORIA DI LENNY

Lenny inizia a boxare da ragazzino, è bravo, vince molto e diventa subito una giovane promessa dei dilettanti. Poi in una finale dei Campionati Assoluti sbatte la faccia su un verdetto, a detta di tutti, ingiusto; da buon livornese contestatore non ci sta, lancia l'accappatoio addosso ai giudici e si becca una squalifica. Lenny decide di ritirarsi a soli 20 anni. Basta, chiuso per sempre. Prende altre strade e fa la sua vita; diventa una persona molto conosciuta in città, anche grazie alla sua appartenenza alla Curva Nord del Livorno Calcio e a vari movimenti popolari e antagonisti. Sono anni di trasferte, di impegno politico e sociale, di scontri e di diffide. Sono anni di vita sregolata, vita di strada che lasciano un segno evidente sul corpo di Lenny: 30 chili di grasso. Ha 27 anni e pesa quasi un quintale per 173 centimetri di altezza. Ma a questo punto in lui scatta qualcosa; risvegliato dalle immagini delle Olimpiadi di Atene e incitato dal bomber e amico Igor Protti, Lenny decide di tornare alla boxe. La prima battaglia è contro il peso. Un anno dopo è sotto i 70 chili, pronto a combattere nella categoria superwelter. Intanto fonda la sua Palestra Popolare, la Spes Fortitude, e guadagna i punti necessari per diventare pugile professionista.

Uno con questa storia potrebbe essere già soddisfatto così. Ma Lenny combatte e si fa onore. Il suo record sportivo parla chiaro: 23 incontri disputati, 9 vittorie per ko e 3 sconfitte. Lenny è stato campione internazionale IBO, Campione Italiano Superwelter, Campione Internazionale IBF, Campione del Mediterraneo WBC e Campione Intercontinentale IBF.
Niente male per uno che dieci anni fa era un uomo di 100 chili sdraiato sul divano.


DAL BASSO
Quando abbiamo deciso di girare un documentario sulla storia di Lenny, ci siamo messi subito a cercare un produttore che finanziasse il film. Non è facile trovarne di questi tempi e così siamo dovuti partire da soli. Man mano che il lavoro procedeva, però, ci è apparso sempre più chiaro che questo documentario era giusto realizzarlo dal basso. La storia di Lenny, infatti, è una storia che viene dal basso e che dal basso deve essere raccontata. Perciò approdare al crowdfunding ci è apparso del tutto naturale.
Con le nostre poche risorse siamo riusciti ad arrivare fin qui. Da soli non possiamo più andare avanti con le riprese. Adesso ci serve il vostro aiuto o questa storia non potrà essere raccontata. Per questo vi chiediamo di darci una mano a produrre il documentario, per fare in modo che questa storia possa appartenere a tutti.

Vi chiediamo di diventare produttori di Cooperativa Mangusta, ognuno con quel che può. Anche pochi euro sono importanti. E se qualcuno non può permettersi nemmeno quelli, fa niente, basta che diffonda questa pagina sui social network e anche così ci avrà dato un aiuto prezioso.
 
COME UTILIZZEREMO I SOLDI

Fino ad oggi abbiamo girato la preparazione di Lenny per la semifinale mondiale e lo abbiamo seguito e ripreso a Las Vegas. Tutto il resto è ancora da fare. 

I soldi raccolti serviranno per:
  • Affitto attrezzatura tecnica per le riprese (videocamere e microfoni)
  • Acquisto hard disk per i back up del materiale girato
  • Compensi per le persone che lavoreranno con noi                                                           (abbiamo intenzione, e anche bisogno, di allargare la squadra)
  • Costi di viaggio e di mantenimento nelle trasferte
  • Acquisizione materiale d'archivio
  • Diritti d'autore sulle musiche che utilizzeremo
  • Montaggio, grafica e post produzione
Un grazie di cuore a tutti quelli che vorranno partecipare a quest’avventura

 
Quando un pugile va Ko ci sono tanti tifosi in piedi, urla, esultanze. Il frastuono copre ogni cosa, telecronisti compresi. Le attenzioni ed i pensieri sono tutti per il vincitore, spesso solo l'arbitro e l'angolo si curano dell'uomo a terra. Il vincitore esulta ed è al centro dell'attenzione generale, giustamente visto come la star alla quale dare omaggio di tanto di spettacolo visto e vissuto.
Tuttavia, chi è stato da una parte e dall'altra, chi è stato su di un ring, sa bene quanto entrambi i contendenti hanno regalato alla battaglia, al Dio unico che regola con magia ogni contesa, l'amore e gli infiniti sacrifici per essere lì sopra. Altrimenti non ci sarebbe spettacolo. In quell'attimo, per un solo attimo, chi ama questo sport può rendersi conto che due sono gli attori che regalano quelle emozioni, e due sono gli attori che vanno omaggiati. È lì che credo vi sia il momento più giusto per inchinarsi a chi tanto ha dato e poco ha raccolto. A chi finisce in quell'attimo tutta la sua avventura. L'ho fatto prima di finirci io, pensando le stesse cose, cioè che un uomo come me, che inseguiva i miei stessi sogni e le mie stesse ambizioni, era caduto nel nome della disciplina che amo. [...] 

Non ci sono musiche emozionanti, chitarre urlanti e ritmi tribali, ma il rispettoso e struggente clima che ognuno di noi porta dentro in ogni battaglia, vinta o persa. Perché dentro, tutto pesa alla stessa maniera.
Lenny Bottai, 4 gennaio 2015

23 febbraio 2015

Jeff Monson per il Donbass

Il leggendario campione americano di arti marziali miste Jeff Monson ha devoluto il suo compenso al Donbass.

 
«Io combatto non per denaro. Non è questo il principale obiettivo della mio combattimento.
L'intero compenso della mi attività lo devolverò alla popolazione del Donbass» - cita la TASS le parole di Monson.
Monson è noto per la sua simpatia verso la Russia. In precedenza ha dichiarato che vorrebbe cambiare la sua cittadinanza americana in quella russa. Nel maggio dello scorso anno ha partecipato alle manifestazion del «Nastrino di San Giorgio» e in settembre è salito sul ring accompagnato dall'inno: «Alzati, Donbass!».
 

 

13 febbraio 2015

I 100 anni del Livorno calcio


Tra pochi giorni sarà il centenario del Livorno Calcio e sabato 14, domenica 15 e lunedì 16 febbraio ci sarà una festa lunga 3 giorni al Palamodì. Intanto c'è da premettere una cosa: per il livello di lontananza che c'è ora tra il mondo del calcio e chi lo segue, non è certo scontato che un centenario trovi persone che abbiano voglia, tempo e passione per trasformare un anniversario in qualcosa di concreto e emozionante. Il tifoso da divano e telecomando e il cittadino da tastiera e tg hanno già numericamente superato, anzi sovrastato, numericamente da anni i tifosi da stadio e gli attivisti/militanti. Nonostante questo, e parliamo della festa del sabato della Curva Nord, il centenario del Livorno verrà festeggiato degnamente. Grazie a qualche "vecchio" che non ha mai mollato e che c'ha sempre messo la faccia e grazie ai tanti giovanissimi che sabato si sobbarcheranno la trasferta a Varese e poi l'organizzazione della festa al loro ritorno.

Il programma della festa parla da solo: ci sarà tutto ciò e tutti coloro che hanno rappresentato gli anni più ruggenti del tifo livornese e della Curva Nord: Igor, Lenny, la Banda Bassotti, i giocatori simbolo del connubio squadra-curva, i compagni gemellati e quelli che da ogni parte d'Italia hanno sempre sostenuto la curva e il Livorno.
Ci sarà anche Senza Soste, che per l'occasione allestirà un proprio spazio in cui distribuirà il nuovo numero cartaceo dove troverete un'intervista con Lenny Bottai sul centenario, il suo incontro (guarda l'intervista video) e il mutamento delle curve in questi ultimi 10 anni.
Per questi motivi non possiamo che esserci tutti. Chi della curva ha fatto la propria seconda casa, la propria arena e la propria piazza non può mancare. Un tempo in tanti ci chiedevano continuamente cosa c'entrava la curva con la politica. Una curva è politica in sé in quanto ultimo luogo di aggregazione di massa e ultimo luogo dove si poteva esprimere un'appartenenza e una riconoscibilità. Tante relazioni, anche politiche o sindacali, sono nate lì. Ma anche solamente perché allo stadio ci si era visti e si aveva un riferimento. Quante volte è capitato di andare in aziende o ad assemblee sindacali ed avere il primo contatto e una riconoscibilità immediata con chi avevamo conosciuto allo stadio. Non bisogna dimenticare infatti che proprio da persone che hanno vissuto quella curva sono nate tante iniziative solidali, sono stati esposti tanti striscioni politici che hanno fatto notizia e sostenuto i più deboli o chi lottava e sono state fatte tante lotte in prima persona: dalla contestazione al Tim Tour sponsorizzato dalla banca che affondò il cantiere navale, all'occupazione della fabbrica di eliche ex Lips in opposizione alla speculazione della Porta a Mare fino alla vittoria legale sul call center Telegate, solo per citarne alcune. Tutte persone cresciute o conosciute in curva che anche fuori da quei cancelli blu hanno coerentemente agito in prima fila mettendoci la faccia.
Ma non è certo solo una questione politica, anzi. La curva ha rappresentato un riferimento aggregativo e sociale per migliaia di giovani che su quei gradoni hanno trovato anche senso di appartenenza, confronto, valori e radici. A Livorno sicuramente. Altrove è da vedere.
Poi c'è il fatto sportivo che tra successi, periodi bui e periodi grigi non ha mai scalfito l'amore di tutti per la maglia amaranto. Anzi, nelle difficoltà cresceva la passione, la presenza e la voglia di portare in alto il nome della città. Purtroppo il livornese è un soggetto facilmente condizionabile dalle mode, ma la festa di sabato dimostra che lo zoccolo duro c'è. C'era in eccellenza, c'è stato in serie A e c'è anche ora.
Sabato è la festa del centenario, ma è anche e soprattutto la festa della curva, di coloro che ci sono sempre stati, di quelli che sono venuti da poco, di quelli che non vengono più e di quelli che, purtroppo, ci hanno lasciato.
Tratto da: www.senzasoste.it