28 settembre 2009

A proposito di eroi

“MIO PADRE MORTO SUL LAVORO”

 

Da: http://www.repubblica.it

 

La lettera del figlio di un uomo ucciso da un carico sistemato male

 

MIO PADRE MORTO SUL LAVORO DOPO TRE ANNI ASPETTIAMO GIUSTIZIA

 

di MASSIMILIANO PRATELLI

 

Da Massimiliano Pratelli, figlio di un uomo morto sul lavoro tre anni fa, riceviamo questa lettera e la pubblichiamo.


Sono Massimiliano, figlio di Carlo Pratelli, deceduto sul lavoro in seguito all'incidente nello stabilimento Saint-Gobain di Pisa quel maledetto lunedì 26 giugno del 2006. Mio padre lavorava come autista per la ditta Mancini Attilio snc di Cascina, ditta con la quale aveva trascorso praticamente tutta la vita lavorativa, guidando, aggiustando, soccorrendo altri autisti in panne. Ci sapeva fare mio padre, molto. Verniciava, saldava, un vero tutto fare. Prezioso.


Quel giorno, durante le operazioni di carico, qualcosa è andato storto, alcune casse contenenti lastre di vetro 3 x 2 metri si sono rovesciate proprio dove si trovava lui. Sei tonnellate circa in tutto. Nessuno ha visto nulla, nessuno. L'intera squadra di carico, facente capo ad una cooperativa non si è accorta di nulla.


Dalle prime ricostruzioni del magistrato e dei periti, noi ne abbiamo tre in tutto, un esperto di normative sulla sicurezza, un ingegnere ex progettista della Iveco e un professore universitario docente in materia di sicurezza, sono apparse poco chiare molte cose.


Dico subito una cosa: qualcuno deve fermare i metodi di carico e di lavoro con cui operano nello stabilimento di Pisa della Saint-Gobain: caricano le casse sui rimorchi praticamente in verticale senza fissarle in alto! I concetti di equilibrio si insegnano nei corsi di fisica alle medie! Il caso (diciamo così) ha voluto che anche il rimorchio che aveva in dotazione mio padre non fosse proprio nuovo, tutt'altro. Aveva un'inclinazione trasversale del pianale proprio dal lato dove si sono rovesciate le casse.


Mio padre non doveva essere li. Dopo quel giorno la Saint-Gobain ha fatto fare una saletta per gli autisti. Ci voleva la morte di mio padre per capirlo. In alcuni stabilimenti del Nord e

all'estero ovviano a questo problema con una semplicissima staffa fatta con un tondino di ferro, neanche tanto spesso, insomma, con pochi euro, veramente pochi si avrebbe avuto un forte incremento di sicurezza.

 

Ma chi era che aveva fatto il piano di sicurezza?

 

Chi l'analisi dei rischi? Vorrei i nomi. Pare che agli atti manchino molte cose. Che dire, dopo tre anni, TRE, non si è ancora fatta l'udienza preliminare. Non abbiamo ancora potuto fare la dichiarazione di "parte civile".


Ci sono 9 persone indagate, fior di avvocati. A loro non sembra vero di allungare il brodo.

Sperano nella prescrizione che in Italia va tanto di moda. Che schifo. E meno male che i processi per le morti sul lavoro dovevano avere la priorità!

 

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