27 gennaio 2010

THYSSEN KRUPP, LE FAMIGLIE "NO AL PROCESSO BREVE"

SICUREZZA – KNOW YOUR RIGHTS – NEWSLETTER N.36 DEL 25/01/10

 

THYSSEN KRUPP, LE FAMIGLIE "NO AL PROCESSO BREVE"

 


 

Le madri di Roberto Scola e Rosario Rodinò: “È una legge pazzesca, rimarrebbe imputato solo l'Amministratore Delegato”

 

Torino, 22 gennaio 2010

 

Non è vero che la nuova legge sul processo breve non riguarderà i processi sulle morti sul lavoro, anzi lo stesso processo per le vittime della Thyssen Krupp verrà menomato e rimarrà, come imputato, solo l’Amministratore Delegato dell’ azienda in quanto è l’unico per cui la condanna potrebbe essere superiore ai 10 anni. L’accusa viene dalle famiglie delle vittime della Thyssen e dalla Federazione di sinistra di Torino. Ovvero da Pdci, Prc, Ambiente e Lavoro, sindacalisti, simpatizzanti della sinistra che lanceranno tra oggi e i prossimi giorni un appello nazionale “aperto a tutti coloro che credono ancora che una vera giustizia sia possibile, apartitico - spiega Vincenzo Chieppa, consigliere regionale Pdci - mirato a chiedere il ritiro di questa legge vergogna”.


“Questa è una legge pazzesca, che non dovrà mai passare - hanno ribadito Isa Pisano e Maria Grazia Rodinò, rispettivamente la madre di Roberto Scola e Rosario Rodinò, due delle sette vittime della Thyssen - dobbiamo stare uniti tutti per combattere contro questa ingiustizia.

Inoltre chiediamo al presidente Napolitano che mantenga le sue promesse e impedisca di varare una legge che non difende i lavoratori e al presidente Berlusconi che si metta una mano sul cuore pensando ai nostri morti”.

 

“Fino ad oggi tutte le istituzioni si sono sempre coperte il capo di cenere denunciando le stragi sul lavoro - ha detto Ciro Argentino, uno dei sopravissuti alla strage Thyssen - e oggi, con questa legge, si rischia di andare indietro nei secoli, al fine di lasciare impuniti quei datori di lavoro che per risparmiare qualche soldo hanno messo a rischio la vita dei loro dipendenti”.

 

“Questa legge di fatto è un’ amnistia - ha aggiunto Fulvio Perini, di Ambiente e Lavoro - nei confronti dei reati legati alle morti sul lavoro, in un paese, in cui, dal dopoguerra ad oggi nessuno ha mai voluto anche solo ventilare nulla del genere, nella convinzione che questa è una materia delicata che merita una particolare attenzione politica. Invece, ora, di tutta questa tradizione democratica e sociale, il governo pare volersene fare un baffo”.

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