Martedì prossimo l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite voterà contro il bloqueo imposto dagli Usa a Cuba. Il risultato sembre essere scontato: il mondo sta con Cuba
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite martedì prossimo sarà chiamata per l'ennesima volta a pronunciarsi sul bloqueo (economico, commerciale e finanziario), che gli Stati Uniti d'America mantengono contro Cuba da più di cinque decadi.
Da venti anni l'Assemblea condanna il bloqueo con voti imbarazzanti per gli Usa (e per Israele che li sostiene), e anche in questo caso si presume che la votazione contro Usa e i suoi alleati sarà quasi unanime.
Già l'anno scorso l'Assemblea aveva definito "necessaria" la fine del bloqueo con una votazione, non vincolante, che aveva trovato d'accordo 87 Paesi Onu. Anche quest'anno l'argomento è lo stesso e il documento presentato in questi giorni "Necesidad de poner fin al bloqueo economico, comercial y financiero impuesto por Estados Unidos contra Cuba" che specifica come le misure restrittive Usa si siano intensificate nonostante la comunità internazionale da tempo ne chieda l'eliminazione.
C'è anche qualcosa di positivo nella vicenda. Il governo cubano, infatti, sostiene che l'amministrazione statunitense abbia anche fatto qualcosa di buono negli ultimi tempi, ma troppo poco. In ogni caso le nuove misure volute da Obama sono poca cosa rispetto alle regole e alle disposizioni che determinano il bloqueo che dovrebbero essere allentate ma che a tutti gli effetti non lo sono.
Infatti, le norme che compongono il bloqueo non solo da oltre cinque decenni sono le stesse ma conformano un'architettura giuridica che lo considera un atto di genocidio e di guerra.
Per queste ragioni Cuba non può esportare e importate liberamente prodotti e servizi da e per gli Usa e non può nemmeno utilizzare il dollaro statunitense nelle transazioni finanziarie internazionali.
Finito qui? Per nulla. L'Havana non può avere accesso al credito presso istituti bancari Usa e nemmeno nelle filiali di paesi terzi e nemmeno a quelli della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale o del Banco Interamericano de Desarrollo.
Inoltre, quei paesi o quelle istituzioni che decidono in autonomia di avere rapporti d'affari con Cuba vengono inseriti nelle liste nere da Washington, come ripicca per aver aiutato L'Havana.
Secondo i dati forniti da Cuba il danno economico causato dal bloqueo potrebbe essere quantificato in più di 104 miliardi di dollari, ma se si cosidera il deprezzamento del dollaro contro il valore dell'oro nei mercati finanziari, allora il danno sull'economia cubana potrebbe salire fino a 975 miliardi di dollari.
Il bloqueo "viola il diritto alla pace, allo sviluppo e alla sicurezza di uno Stato sovrano" dicono dall'Havana. In più, il governo cubano pone l'accento su un fatto: le restrizioni contro l'isola colpiscono anche la libertà dei cittadini statunitensi che con il bloqueo in corso non possono viaggiare verso l'isola.
Nessun commento:
Posta un commento