E’ da venerdì 5 giugno che in Perù il Governo è entrato in conflitto con gli indios della Foresta amazzonica. Una rivolta, definita di stampo terroristico dal Presidente García e affogata nel sangue di oltre 150 morti. Ad oggi, però, fonti indipendenti, fanno sapere che il numero di morti è più elevato e ancora imprecisato.
l’anglo-francese Perenco, l’argentina PlusPetrol, la canadese Petrolifera, la spagnola Repsol e la brasiliana Petrobras, che si sono accaparrate ampi tratti di foresta.
Mentre gli indios e le loro comunità di cacciatori-raccoglitori perdono risorse e acqua.
I gruppi indigeni perciò si sono associati e mobilitati contro quello che diverrà non solo sfruttamento ma anche l’inquinamento e distruzione del loro spazio vitale e, dopo diverse settimane, la tensione è esplosa. Una mobilitazione generale, ora, è prevista per giovedi 11 giugno.
Si e' rifugiato presso l'ambasciata del Nicaragua a Lima Alberto Pizango, leader degli indios del Peru' che negli ultimi giorni hanno dato vita a violente proteste contro il governo. Gli scontri, che hanno provocato decine di morti sono esplosi a Bagua, citta' del nord del Peru' a mille chilometri dalla capitale. Ancora non e' chiaro il numero delle vittime: fonti locali parlano di 34 morti fra i civili, mentre secondo i media peruviani fra i morti ci sarebbero 23 agenti di polizia e solo 11 civili. Le comunita' indigene locali protestano da un anno contro i piani del presidente Alan Garcia, che conta di incrementare lo sfruttamento minerario del territorio amazzonico ed in particolare i decreti del 2007 e del 2008 con i quali il governo ha aperto le esplorazioni petrolifere in zone che gli indios considerano sacre. Secondo l'Organizzazione del Popolo Indigeno Amazzonico del Peru', che rappresenta circa 600 mila persone divise in 65 gruppi etnici, i decreti violano la Convenzione Internazionale sul Lavoro sui diritti delle popolazioni tribali approvata nel 1989.
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