Caracas, 23 gen (Prensa Latina)
Migliaia di venezuelani hanno riempito le strade di
Caracas in una marcia convocata dal Partito Socialista Unito del Venezuela per
commemorare il 23 gennaio 1958 ed in appoggio alla democrazia ed al presidente,
Hugo Chavez.
La celebrazione del 55° anniversario del sollevamento
civico-militare che ha abbattuto il regime dittatoriale di Marcos Perez
Jimenez, si è trasformato in una marcia di solidarietà ed un compromesso con la
democrazia e con la Costituzione, e di lealtà al leader della rivoluzione
bolivariana.
I viali della capitale sono diventati una marea multicolore dove predominava il
rosso e striscioni con immagini di Chavez.
“Io sono Chavez”, “Pa'lante Comandante”; “23 Gennaio: mai più un popolo tradito”; “Oggi il popolo rivendica la sua democrazia”; “Siamo tutti Chavez”, erano alcuni dei messaggi ripetuti nei cartelloni e sulle magliette.
L'allegria e la musica hanno accompagnato la marcia del popolo, fino a raggiungere la parrocchia 23 gennaio.
Alcuni gridavano frasi come: “Il popolo lo sa ed ha ragione, qui chi comanda è Chavez e non l'opposizione”.
Gli studenti Roberto Rivera e Magaly Hurtado hanno assicurato a Prensa Latina che “essere presenti è un compromesso con la Patria e con Chavez, che ci ha dato un’educazione liberatrice che abbiamo oggi, ci ha insegnato a stimarci come esseri umani senza distinzioni ed a lottare per un paese migliore”.
Per Madelin Martínez, lavoratrice della Biblioteca Nazionale, è questa una dimostrazione che il popolo è il potere originario.
Non sono mancate le voci solidali dei paesi latinoamericani, come quella dell'argentino Hector Martinez, arrivato dalla comunità indigena Toba, che riconosce in Chavez il leader rispettato ed ammirato, i cui ideali hanno tagliato le catene di discriminazione in America Latina.
“Io sono Chavez”, “Pa'lante Comandante”; “23 Gennaio: mai più un popolo tradito”; “Oggi il popolo rivendica la sua democrazia”; “Siamo tutti Chavez”, erano alcuni dei messaggi ripetuti nei cartelloni e sulle magliette.
L'allegria e la musica hanno accompagnato la marcia del popolo, fino a raggiungere la parrocchia 23 gennaio.
Alcuni gridavano frasi come: “Il popolo lo sa ed ha ragione, qui chi comanda è Chavez e non l'opposizione”.
Gli studenti Roberto Rivera e Magaly Hurtado hanno assicurato a Prensa Latina che “essere presenti è un compromesso con la Patria e con Chavez, che ci ha dato un’educazione liberatrice che abbiamo oggi, ci ha insegnato a stimarci come esseri umani senza distinzioni ed a lottare per un paese migliore”.
Per Madelin Martínez, lavoratrice della Biblioteca Nazionale, è questa una dimostrazione che il popolo è il potere originario.
Non sono mancate le voci solidali dei paesi latinoamericani, come quella dell'argentino Hector Martinez, arrivato dalla comunità indigena Toba, che riconosce in Chavez il leader rispettato ed ammirato, i cui ideali hanno tagliato le catene di discriminazione in America Latina.
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