L'11 Aprile 2002, Pedro Francisco Cardamona prese parte, insieme ad un considerabile numero di generali e civili al golpe di Stato anche conosciuto popolarmente appunto come “ el carmonazo”, ai danni del governo democraticamente eletto di Hugo Chávez, l' 11 Aprile del 2002.
Il giorno seguente assunse l’incarico di “Presidente della Repubblica” dopo aver autoproclamato un “governo di transazione democratica e di unità nazionale”.
Di fatto però questo governo, figlio di un colpo di Stato, risultava completamente illegittimo data la mai avvenuta rinuncia dell’incarico da parte di Chávez, rapito ed in mano ai golpisti. Carmona con il suo primo decreto sciolse il Parlamento eletto, destituì tutti gli altri poteri, dichiarò l’abbandono dell’OPEP da parte del Venezuela, ripristinò la vecchia costituzione abbandonando quella del 1999 votata dal popolo, e cambiò il nome della Repubblica Venezuelana cancellandone la parola “Bolivariana”. Tra le prime decisioni di questo governo golpista anche la rinuncia al patto di cooperazione che legava il Venezuela a Cuba. Immediatamente gli USA si affrettarono a riconoscere il nuovo governo, seguiti a breve intervallo dalla Spagna di Aznar, dove il quotidiano El Pais, legato tramite il gruppo “Prinsa” ad alcuni media venezuelani, giustificò il colpo di Stato.
In seguito si scoprì anche l’appoggio al golpe e quindi al nuovo governo Carmona anche dell’ Inghilterra di Tony Blair e dell' Israele di Ariel Sharon. I media Venezuelani ebbero anch’essi un ruolo determinante sia nell'organizzazione che nell'esecuzione del golpe e dato che tutti erano convinti della sua definitiva riuscita, si sbilanciarono in interviste, trasmesse su tutte le reti, dove parlavano del lavoro organizzativo dei militari e civili artefici dell'evento, nascondendo però la verità sul golpe di Stato e le proteste popolari in atto in tutto il Venezuela. Il 12 aprile a Caracas infatti cominciarono seri disordini con saccheggi di negozi (soprattutto di quelli considerati appartenenti a lobbies anti-Chávez).
Il giorno seguente assunse l’incarico di “Presidente della Repubblica” dopo aver autoproclamato un “governo di transazione democratica e di unità nazionale”.
Di fatto però questo governo, figlio di un colpo di Stato, risultava completamente illegittimo data la mai avvenuta rinuncia dell’incarico da parte di Chávez, rapito ed in mano ai golpisti. Carmona con il suo primo decreto sciolse il Parlamento eletto, destituì tutti gli altri poteri, dichiarò l’abbandono dell’OPEP da parte del Venezuela, ripristinò la vecchia costituzione abbandonando quella del 1999 votata dal popolo, e cambiò il nome della Repubblica Venezuelana cancellandone la parola “Bolivariana”. Tra le prime decisioni di questo governo golpista anche la rinuncia al patto di cooperazione che legava il Venezuela a Cuba. Immediatamente gli USA si affrettarono a riconoscere il nuovo governo, seguiti a breve intervallo dalla Spagna di Aznar, dove il quotidiano El Pais, legato tramite il gruppo “Prinsa” ad alcuni media venezuelani, giustificò il colpo di Stato.
In seguito si scoprì anche l’appoggio al golpe e quindi al nuovo governo Carmona anche dell’ Inghilterra di Tony Blair e dell' Israele di Ariel Sharon. I media Venezuelani ebbero anch’essi un ruolo determinante sia nell'organizzazione che nell'esecuzione del golpe e dato che tutti erano convinti della sua definitiva riuscita, si sbilanciarono in interviste, trasmesse su tutte le reti, dove parlavano del lavoro organizzativo dei militari e civili artefici dell'evento, nascondendo però la verità sul golpe di Stato e le proteste popolari in atto in tutto il Venezuela. Il 12 aprile a Caracas infatti cominciarono seri disordini con saccheggi di negozi (soprattutto di quelli considerati appartenenti a lobbies anti-Chávez).

Durante l'incontro arrivarono tre elicotteri per riportare Chávez a Miraflores.
Con il rientro di Chávez, e il suo ritorno al potere il 14 Aprile, gli scontri ed i saccheggi cessarono.
Il golpe fallì, dunque, grazie al vastissimo appoggio popolare ed all'esiguità del gruppo dei militari golpisti, formato soprattutto da alti ufficiali, mentre il grosso dell'esercito era rimasto fedele a Chávez ed alla nuova costituzione. Carmona fu incarcerato e messo agli arresti domiciliari dai quali scappò, rifugiandosi all’ambasciata colombiana, paese nel quale successivamente gli fu concesso asilo politico. Il governo venezuelano non si oppose e permise l’uscita di Carmona dal paese con destinazione Bogotà.
Il golpe fallì, dunque, grazie al vastissimo appoggio popolare ed all'esiguità del gruppo dei militari golpisti, formato soprattutto da alti ufficiali, mentre il grosso dell'esercito era rimasto fedele a Chávez ed alla nuova costituzione. Carmona fu incarcerato e messo agli arresti domiciliari dai quali scappò, rifugiandosi all’ambasciata colombiana, paese nel quale successivamente gli fu concesso asilo politico. Il governo venezuelano non si oppose e permise l’uscita di Carmona dal paese con destinazione Bogotà.
Attualmente Pedro Cardamona risiede negli Stati Uniti nella città di Miami in Florida
(ma guarda….).

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