di Valerio Mastandrea
Che il calcio sia globalizzazione è ormai cosa nota.
Lo è nei soldi che investe, nel potere che hanno le persone che ci lavorano, nelle ripercussioni che ha nella vita sociale: è specchio dei tempi. E in tempi come questi, dove il profitto conta più della media inglese, dove quotarsi in borsa ti impedisce di giocare con lo zemaniano 4-3-3 e dove al bar non si parla più del valore di un esterno sinistro ma di aggiotaggio e plusvalenze, l’idea romana di immaginare un azionariato popolare è nuovissima e antica insieme.
La passione è un diritto e ha dei diritti. Questo la globalizzazione non lo sa. Non le interessa. E allora più sono le cose che non riguardano le nuove leggi di mercato e più associarsi e utilizzare la forza dei numeri, delle professioni, la forza della gente, diventa necessario. Per prendere coscienza di chi, di quanti, di quali siamo e di quanto possiamo essere forti.
Lo facciamo per noi e per nessun altro.
Perché la passione non costa nulla, è gratis, o si ha o non si ha.
Ecco perché oggi non interessa più a nessuno.
foto: C.Vecchia-Lodigiani e C.Vecchia-Montevarchi 84-85
Riappropriamoci della nostra passione
ciao grande frank
RispondiEliminagli striscioni Forever Ultras e Boys li ho fatti io...
chi sono?
il mio grande amico/fratello Ale.
RispondiElimina